Controverso – La grande avventura dei Gang

Un documentario che ripercorre la lunga carriera dei Gang, lo storico gruppo di Marino e Sandro Severini. Dalle campagne marchigiane i Gang hanno iniziato un viaggio epico che, dal loro primo Ep autoprodotto, li ha portati ad essere una delle realtà più importanti della musica italiana e che ora, per non rinunciare alla loro identità, li ha visti tornare “a casa”, in una dimensione più “umana”, a prodursi di nuovo i dischi da soli.

Il documentario raccoglie tre anni di lavoro incessante. Due le interviste a Marino, voce e volto storico del gruppo e moltissimi gli interventi di musicisti, critici, addetti ai lavori, amici, che hanno percorso e condiviso o continuano a condividere una parte di strada e di vita con i Gang. Molte le canzoni del vasto repertorio del gruppo in versione live registrate appositamente per il documentario.

Era talmente tanto il materiale girato che, oltre al documentario, nel dvd ci sono anche quasi venti minuti di inserti speciali.

Guarda i primi sei minuti del documentario

“I Gang sono per noi una scommessa vinta: abbiamo iniziato per gioco, per emulazione, per portare un pezzo della bandiera dei Clash. Abbiamo fatto tante amicizie in giro per l’Italia e abbiamo passato una parte della nostra vita nel modo in cui volevamo che fosse”

(Marino Severini)

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L’inizio

È una sera di marzo del 2010. È ancora fresco, ma nell’aria si sente che la primavera sta per arrivare. Fuori dal Satyricon a Frosinone si sta bene. Sono arrivato da poco e sto aspettando di incontrare Marino e Sandro Severini, i Gang. Da qualche mese mi ronza in testa l’idea di girare un documentario su di loro e questa è una buona occasione per incontrarli e fare due chiacchiere tranquilli. Ho tante idee, ma non so quanta disponibilità posso avere da loro. Al telefono si sono detti molto contenti del mio progetto, ma ho paura che poi all’atto pratico ci possano essere dei problemi. Vengo dalla produzione cinematografica e questo mi ha insegnato a diffidare delle cose troppo semplici e ad aspettarmi sempre delle sorprese.

Ho scoperto i Gang tramite mia cugina che, oramai molti anni fa, mi regalò una cassetta con da un lato “Le radici e le ali” e dall’altro “Storie d’Italia”. Mi piacquero subito, ma non scatto l’amore tra me i Gang. Ero, e in parte sono rimasto, molto esterofilo. Ascolto poca musica italiana e pur riconoscendo il valore di quei dischi, ho passato molti anni a considerare i Gang un ottimo gruppo, ma senza approfondire più di tanto l’ascolto. Ricordo molto bene però la sensazione di ascoltare qualcosa di particolare, qualcosa di diverso.

Marino e Sandro arrivano con la macchina stracarica di strumenti e amplificatori. Insieme a loro la compagna di Sandro con l’immancabile cagnolino. Un saluto veloce e la promessa di fare una bella chiacchierata dopo aver sistemato l’attrezzatura. Scaricato il materiale iniziano il sound-check. Una cosa veloce. Nella formazione acustica Sandro suona la chitarra elettrica e Marino la dodici corde. Non ci vuole molto. Io li guardo e sono contento perché l’impressione avuta per telefono si è rivelata esatta, sembrano delle belle persone. Marino parla in continuazione e fuma una sigaretta dopo l’altra. Sandro è tranquillo, defilato, serio (almeno questa fu la prima impressione).

Qualche anno fa, a dire la verità un bel po’ di anni fa, andai a vedere i Gang (non era la prima volta) in un concerto in provincia di Roma. Non ricordo esattamente dove si svolse quel concerto, ma fu un’esperienza incredibile. Il palco era molto piccolo e l’impianto era un disastro. Eravamo forse una ventina di persone in tutto. Eppure i Gang non si risparmiarono. Suonarono con energia e grinta come se avessero davanti un milione di persone. Rimasi molto colpito. Da quel momento mi sono interessato di più a questi “ragazzi” di Filottrano e della loro fantastica storia. In un mondo dove la parola “impegno” è diventata accessoria, di poca importanza, i Gang mi hanno dimostrato che ognuno di noi può fare tanto nel proprio piccolo. Quello per me era “impegno”, era “onestà”, era “rock”.

Dopo il sound-check e una cena veloce, finalmente con Marino ci sediamo in un tavolino appartato e con un bicchiere di vino in mano iniziamo a parlare del documentario. Ogni tanto butto un occhio a Sandro seduto insieme alla sua compagna su un divanetto con il cagnolino accovacciato ai loro piedi. Fin a quel momento l’unica cosa che gli ho sentito dire è stato “ciao, piacere di conoscerti”. Marino mi aveva detto “no, Sandro non parla, e non lo farà neanche nel documentario; a lui non piace”. Parlare con Marino è piacevole. È uno che anche, e soprattutto, nell’incontro con gli altri, non si risparmia. È incredibile, dopo pochi minuti mi sembra di conoscerlo da una vita. Per un’ora e mezza ragioniamo sui modi e i tempi per portare a casa questo progetto. Mi spiega dei problemi con la Wea e del catalogo bloccato, ma è subito disponibile a trovare la soluzione e risuonare i pezzi dal vivo. Stiliamo una prima lista di persone da intervistare che non possono mancare nel documentario. Le premesse per fare un buon lavoro, almeno dal punto di vista umano, quello che considero fondamentale, ci sono.

La storia dei Gang è particolare, drammaturgicamente interessante. Sono partiti autoproducendo i primi dischi, sono diventati una delle band più importanti di questo paese, hanno firmato con una major per poi tornare a prodursi di nuovo i dischi da soli e ad organizzare da loro i concerti. Il fatto poi che la musica dei Gang parta da una piccola realtà come Filottrano, ma che sia il risultato di tante influenze e contaminazioni locali e internazionali è un miracolo che solo il rock può fare. È gente tosta, musicisti e uomini che difficilmente scendono a compromessi, sempre disponibili, ma pronti allo scontro per difendere le loro idee. Tutto sempre “senza perdere la tenerezza”, senza rinunciare a ciò che di più bello c’è nel loro lavoro, ma che vale per la vita in generale, l’incontro con gli altri.

Il concerto è come sempre bello. Le versioni acustiche delle canzoni suonano diverse, più introverse, ma il fascino è sempre quello. Il pubblico apprezza. Le lunghe tirate di Marino intrattengono e fanno pensare. Alla fine, come ogni sera, si ricaricano gli strumenti e gli amplificatori sulla macchina per tornare a casa. Marino saluta tutti, si ferma a scambiare una battuta con chiunque lo ferma, fuma l’ennesima sigaretta. Sandro rimane in disparte. Alla fine ci salutiamo con la promessa di sentirci presto e cominciare appena possibile le riprese della sua intervista. Sandro mi saluta con un “ciao, alla prossima”. Marino mi abbraccia come se fossimo vecchi amici. Li guardo andare via e torno verso la macchina contento e convinto di aver fatto la scelta giusta. Il cuore pulsante dei Gang batte all’unisono con la cassa e il rullante della batteria, con il ritmo degli operai della fabbrica, con le braccia dei contadini nei campi, con l’eco dei miei passi mentre torno a casa.

Dicono del documentario

“…L’ho divorato l’istante dopo averlo ricevuto…..un lavoro incredibilmente prezioso. Sarà giudizio di parte ….ma in fondo è un privilegio esser partigiani… Mi mancava, qualcosa del genere…ogni volta che avrò desiderio e bisogno di sentirmi …. a casa…. lo rivedrò……Grazie Ferruccio. Grazie Gang.”
Luca (16 agosto 2013)

“Ho comprato il DVD e posso solo dire una cosa: straordinario! (quasi) 2 ore di documentario con Marino e Sandro, con storie ed aneddoti vari degli album e dei loro lavori in generale. Grandissime le testimonianze dei vari Cisco, Biacchessi, oSKAr degli Statuto ecc.. Bellissimi anche gli extra: una ventina di minuti di foto gallery e altre interviste molto interessanti agli ospiti. Un grandissimo lavoro da parte di Ferruccio Gibellini. C’è stata un po’ d’attesa ma ne è valsa veramente la pena. Complimenti a Ferruccio ed un infinito grrrrrrrrrrrazie!”
Antonio (17 agosto 2013)

“Davvero complimenti per il tuo preziosissimo lavoro.
Ti appunto che mi sarebbe piaciuto che nella parte finale nei GANG oggi diciamo, sarebbe comparsa qualche intervista ai FCR e alla ciurma dei GANG più dei critichi musicali, per far vedere che oltre ad essere la più grande rock band italiana è davvero incredibile quello che hanno seminato e continuano a seminare…continuano a nascere ed esistere bands che senza la GANG non ci sarebbero.
Naturalmente è un mio parere totalmente amichevole, come fossimo a parlare con una birra davanti, perchè ripeto il lavoro che hai fatto è incredibile e stupendo….
Abbraccio forte.”
Reb (1 settembre 2013)

“Questo documentario è ciò che chiunque sia cresciuto, come me, a pane e Gang aspettava da tempo. Finalmente qualcuno ha provato a ripercorrere a ritroso la strada, o le strade, dei fratelli Severini, mettendo in luce le loro radici e quindi mostrando da dove sono partiti per spiegare le loro ali e prendere il volo. Un volo fatto di musica e poesia, di amicizia e ideali, di storie e di insegnamenti che non devono essere dimenticati.
E’ vero, non me ne ero mai accorto, ma io non sono un fan dei Gang. C’è qualcosa di più intimo, almeno per me, nell’andare a vedere l’ennesimo loro concerto. Per me Marino, anche se lui non si ricorderà come mi chiamo, è un po come un amico, uno che mi ha insegnato tante cose ed ha contribuito a formare una parte del mio modo di vedere il mondo.
Scusate, ma non posso non essere prolisso, un po come lui, nel descrivere il piacere che mi ha fatto vedere questo film. Soprattutto perché c’era bisogno di un lavoro come questo. Chi ama le storie raccontate dai Gang e la loro musica molte di queste cose le sapeva già, ma il bello è che, grazie a questo film, ora potranno saperle anche quelli che non sono stati così fortunati da aver conosciuto Marino e Sandro. Si perché c’è a chi gli è toccato Gesù Cristo, a chi San Francesco, a chi Che Guevara, a chi Joe Strummer e a chi…Marino e Sandro Severini. Per fortuna, dunque, l’elenco dei banditi senza tempo si allunga, ed è anche grazie a questo bellissimo documentario.
Un grrrrrrrrrazie di cuore.”
Enrico. Un bandito di Frattura (3 settembre 2013)

“La storia dei Gang più che una parabola è un’iperbole… Chi sa vedere oltre alla superficie delle cose non può non rendersi conto che non c’è mai stata una discesa, ma una continua crescita, che culmina e trova compimento nelle parole di Marino che chiudono questo stupendo documentario.
Il fatto poi che l’autore, Ferruccio Gibellini, abbia deciso di distribuirlo sotto licenza CC ne aumenta il valore.
Compratelo, nonostante ci siano dentro le mie foto.”
Ferdinando (3 settembre 2013)

“Che dire, finalmente domenica ho avuto modo di vedere con calma il documentario e tutti gli EXTRA… Innanzitutto credo che sia doveroso ringraziare Ferruccio Gibellini per lo splendido lavoro svolto, per l’impegno, la dedizione, la pazienza… credo che questo documentario rimarrà come una splendida testimonianza da vedere e rivedere nei prossimi anni, forse decenni… I messaggi che traspaiono in modo chiaro e forte però da tutte le interviste sono essenzialmente tre:
– I Gang hanno raccolto in carriera (dal punto di vista puramente commerciale) molto meno di quanto avrebbero meritato. Tecnicamente i Gang sono stati e sono tra le migliori band italiane (forse la migliore rock band live tutt’ora in circolazione), ma tutto ciò non è mai stato riconosciuto a sufficienza.
– I Gang sono unici, non sono etichettabili il alcun modo, non è possibile affibbiare loro alcun genere musicale di riferimento.
– I LIVE dei Gang sono qualcosa di magico, di unico… i Fans stanno sopra il palco ed i Gang sotto (e viceversa), e la nostra è davvero una splendida e meravigliosa prima fila, oltre che una grande famiglia…
Grazie ancora Ferruccio, ottimo lavoro!!!
PS Anch’io, come Marino, credo che “Una volta per sempre” sia il miglior disco dei Gang…”
Marco (9 settembre 2013)

“Marino e Sandro, sapete qual è l’emozione più forte che provo adesso? Quella che mi fa stare alle vostre spalle mentre vi guardo andare lungo il sentiero dalle due vie e so che, per quello che mi consta, faccio anch’io parte della vostra storia come voi abitate per sempre nella mia. Compagni di strada nella profonda fraternità”.
Francesco (25 settembre 2013)

“Il sabato mattina è sempre un po’ una pietra storta nella struttura eptagonale della settimana: affrontarlo, ad occhi ancora socchiusi e timidi, con la narrazione di Marino,le placide colline marchigiane e lo splendido viaggio temporale disegnato da Ferruccio Gibellini è stata tutta un’altra musica!”
Vincenzo (28 settembre 2013)

“Imperdibile! se sei nato negli anni 60 (come me) rivedi tutto in retrospettiva, e confermi pienamente quanto sentivi a pelle: GANG, una band come poche altre nel panorama musicale italiano, e non solo! La loro produzione, alchimia unica di testi e musica, non può essere costretta, imprigionata nella caselle degli stili! Il documentario di Gibellini ben rende tutto questo. Serve se conosci i GANG da sempre, perché ripercorri e razionalizzi quanto hai vissuto “a pelle” dagli anni ’80 in poi! Serve a chi ancora non aveva avuto la fortuna di ascoltarli (e ce ne sono!). Si capiscono i motivi per cui quando ascolti quei brani, anche se per la prima volta, quindi anni dopo la loro pubblicazione, rimani come incantato, “folgorato”! La cosa che fai poi è prendere la discografia completa (da Tribes’ Union, attraverso la prima trilogia in italiano, poi per la pietra miliare del rock italiano – appunto – Controverso, fino agli ultimi impegni nel teatro civile con Daniele Biacchessi). Quindi vai sul sito dei Gang per vedere le date del tour e speri che prima possibile suonino da qualche parte, non importa in quale declinazione, con la e-Band (f.lli Severini, Caporaletti, Ventura, Verdini), in acustico Marino e Sandro, o con Biacchessi! Essenziale è che si possa sentirli suonare, e condividere la loro prospettiva, la loro “vision” dell’oggi e del futuro!”
(Simona 19 ottobre 2013)

“Questo è un lavoro meraviglioso. Merita di essere visto e conservato. Da tirare fuori e rivedere ogni volta che si perde la direzione e ogni volta che ci si chiede da dove veniamo e dove vogliamo andare. Per non perdere le “Radici” e ritrovare le “Ali”
(Fabrizio 29 ottobre 2013)

“Anche per me THE GANG sono stati fondamentali. La prima volta che ascoltai Tribes Union fu nella sede della F.G.C.I di Cattolica ,avevo 17 anni. Una folgorazione sapere che a Filottrano, 80 km da me, qualcuno percorreva le orme dei Clash, con la stessa forza ed irruenza, lo stesso punk dirompente ,gli stessi ideali ! E fu subito chiaro che il messaggio era contagioso; di lì a breve organizzammo tra i minorenni di quella sezione, il primo Revolution Rock festival, con i Gang come gruppo principale. Sacchi a pelo tra il palco e le stelle, oltre mille persone , nel parco bardato ovunque di rosso, mentre i fratelli Severini ci sollevavano sopra ondate di selvaggio R&R… un vero delirio culminato nella letterale esplosione del cavo principale di alimentazione, stremato dal sovraccarico di energia…!”
(Luigi 3 novembre 2013)

“Ho trovato emozionante vedere questo bellissimo documentario!! Da tempo li seguo, e li amo, penso che meritebbero più spazio nella cultura musicale del nostro paese… il film è da vedere…. per chi ama la musica e ama pensare…… per sempre BANDITI SENZA TEMPO !!!! Grazie Ferruccio per questo bellissimo lavoro!!!!!!!”
(Franco 14 dicembre 2013)

“L’ho guardato tutto d’un fiato. Gran lavoro, comprensibile e che rende veramente giustizia ai Gang. Io ho 20 anni e Marino l’ho conosciuto bene, è uno dei miei miti e veramente mi ha emozionato il tuo lavoro! Grazie di cuore.”
(Andrea 10 gennaio 2014)

“Bello ed emozionante !! Da vedere !!!”
(Simone 17 gennaio 2014)

“Ho avuto la fortuna di vincere questo capolavoro.
Guardato tutto d’un fiato, ho avuto la fortuna di condividere il palco con loro un paio di volte, per uno cresciuto a pane e Clash non c’è nulla di meglio. Un lavoro stupendo, narra in maniera semplice e precisa una storia straordinaria, fatta di sacrifici e tanta ma tanta COERENZA. Spero che questo documentario serva a chi perde la bussola, non solo in ambito musicale, per ritrovare la strada giusta, quella di quell’ideale che ci accomuna e che ci fa battere il cuore ad ogni parola di Marino e ad ogni nota di Sandro.
Grazie!”
(Andrea 31 gennaio 2014)